a cura di Claudia Antonini
Verso la fine degli anni ’50, mio nonno, Albino Pagnoni, portò a casa una scatoletta con il disegno di un trenino.
Inutile dire che quella scatoletta azzurra conteneva una bellissima loco marklin a vapore!
Inutile dire che l’entusiasmo di mia madre e dei suoi fratelli andò alle stelle quando mio nonno inizio a comprare un trenino nuovo ogni settimana e a costruire il suo plastico ferroviario. Una vera passione!
A distanza di più di cinquant’anni mio padre, Antonello, è andato a recuperare in un vecchia cantina quel gioiellino, impolverato dal tempo ma ancora perfettamente funzionante ed incredibilmente affascinante…
Così ha deciso di donargli nuova vita, costruendo, partendo da quei pezzi, un nuovo plastico, sempre anni ’50-’60, con cui tramandare quella passione…
Il plastico che voglio condividere con tutti i marklinfans è questo.
Costruito acquistando solo pezzi di quell’epoca…
Ho scelto di registrarlo a nome di mio nonno e di mio padre, ideatori e creatori del progetto.
Attualmente è ancora in fase di realizzazione, ovviamente, perché il bello è realizzarlo, non finirlo
Febbraio 2007 - inizio dei lavori
Aprile 2007
Maggio 2007
Provo a spiegarvi come stiamo divertendoci senza avere la pretesa di realizzare un plastico all’avanguardia o anche di perfetta ambientazione come fanno alcuni bravissimi fermodellisti di questo sito. Tra l’altro devo confessare di essere abbastanza digiuna di meccanica, e questo ha aggiunto altri problemi a quelli derivanti dalla veneranda età del materiale recuperato, ma l’entusiasmo non teme ostacoli ed eccoci al plastico attuale.
Sono per una concezione “vissuta” del plastico e quindi portata a tralasciare il perfezionismo del particolare a favore di un migliore evidenziazione delle caratteristiche dei treni che vi girano dentro. Anch’io sono per la regola del “work in progress” per la quale quello che ci sembra perfetto oggi domani può non piacerci più e lo buttiamo via per una soluzione migliore; oltretutto procedendo senza un vero progetto realizzativo (la costruzione “a braccio” mi da una emozione maggiore) è facile cambiare per idee che reputiamo più adeguate.
Il tracciato si sviluppa su un piano rettangolare di 210 x 400 cm (con un’insenatura di 40 x 105 cm per raggiungere i punti più lontani), senza piani sovrapposti se non quelli dovuti ai saliscendi dei ponti, dei viadotti o della piccola montagna realizzata molto artigianalmente (il treno di mio nonno, realizzato su quattro piani sovrapposti, era molto più armonico, ma lui era un artista....). Per dargli un qualche movimento abbiamo costruito, con del polistirolo compatto, delle collinette che, distribuite su tutto il plastico fungono da ostacoli al viaggiare dei treni e “giustificano” le troppe curve presenti a causa dello spazio ridotto. Ad oggi, maggio 2007, possono girare contemporaneamente sul tracciato 9 diversi locomotori e 6 di questi possono scambiarsi i percorsi, ma io vi ho distribuito, su “improbabili” rotaie di stazionamento, tutti i 26 treni della Serie 3000 di cui dispongo, sono troppo belli per metterli “solo” in vetrina e spero di trovarne di altri.
Vi dico i loro numeri di serie: due 3000 e poi il 3001, 3003, 3011, 3013, 3014, 3015, 3016, 3021, 3022, 3023, 3031, 3033, 3035, 3037, 3044, 3048, 3053, 3062, 3065, 3067, 3072, 3075, 3089 e 3092; sono tutti degli anni 1950 e 1960 tranne gli ultimi due (il 3089 è del 1978 e il 3092 del 1976).
I Marklin sono tutti funzionanti tranne i due 3000 ed il 3003 (di questo una ruota si è dissaldata ed i bracci di congiunzione sono usciti); l’automotrice 3016 ed il diesel danese 3067 procedono a singhiozzi (come se la corrente arrivasse in modo discontinuo), mentre il locomotore da manovra 3044, durante la marcia, produce un anomalo rumoraccio. Naturalmente non tutti i “pezzi” (case, ponti, viadotti) del plastico risalgono agli anni cinquanta o sessanta, anche se nell’acquistare componenti mancanti si è sempre cercato di trovare materiale risalente a quel periodo. Noterete quindi un triplo viadotto curvo con ponte Bietschtal della “Faller”, la stazione Vidnava della “Auhagen”, la cattedrale con tetto “Minitalia”, le automobili “Herpa” (anche se i modelli sono anni ’60 la loro commercializzazione è meno datata) e qualche altro pezzo di più recente produzione. Noterete anche che di diversa epoca sono la piattaforma Marklin cod. 7186, anni ottanta e le due stellwerk Marklin 473 a 6 spinotti e 473 a 12 spinotti risalenti, credo, agli anni quaranta, ma, come già detto “il lavoro è in itinere” e cercheremo di migliorarci anche con l’aiuto dei Marklinfan.
Claudia Antonini
Aggiornamento del 9 Marzo 2008
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