Gian Piero Cannata

Home Su

IL PLASTICO DI "VIBADEN" in ricordo di Gian Piero

Gian Piero è mancato il 3 Febbraio 2015.

Testo di Gian Piero Cannata

Iniziai la costruzione di Vibaden (pronuncia Fibaden) nel lontano 1987.  Dopo un triennio abbondante di lavoro, alternato da lunghe pause,  iniziai l’assemblaggio dei pochi moduli (non standard) realizzati. Nel 1993 l’impianto era pronto nella prima sua configurazione: analogico, totalmente, non consentiva grandi emozioni; le misure, circa 4,90 x 140, erano comunque sufficienti a far circolare in H0 dei convogli discretamente lunghi, con deviatoi ad ampio respiro della produzione K Märklin di quegli anni. Tutto bene? Niente affatto: molte scatole elettromagnetiche, pur montate sotto plancia e quindi al riparo dalla polvere, misteriosamente si bloccavano e solo dopo anni ho scoperto che la Casa Tedesca le avrebbe cambiate (gratuitamente!) in cambio di una serie migliorata, ma nessun mio fornitore mi disse niente… e l’impianto veniva perciò usato a singhiozzo, anche perché era impossibile sostituire i deviatoi, inghiaiati sì parzialmente, ma intrappolati tra i binari completamente fissati. Nel ’95, causa un trasloco, fui quasi contento di smontare l’impianto e salvai praticamente tutto il paesaggio. Iniziai subito a ricostruire Vibaden in campagna, scontrandomi però con due nuove insidie: umidità e… topolini! Se per la prima poteva bastare un deumidificatore (in Germania è prassi comune, visto il loro clima), la seconda insidia era tanto grave che nel maggio del ’96 fui costretto a smontare di nuovo Vibaden e chiamare un muratore esperto. Naturalmente dopo aver visto, e subito quasi impotente, lo scempio dei roditori perpetrato ai danni di interni dei caseggiati, della tiranteria superiore della linea aerea, ed aver constatato con disgusto quanto avessero depositato all’interno del deposito locomotive. Una volta vidi un  topastro sfrontato aprire un garage del BW! E, dulcis in fundo, vennero persino rosicati personaggi Preiser e (ahimè) aggiuntivi di loco e carri. Feci perciò letteralmente “blindare” la stanza del treno con uno strato consistente di cemento inglobato in lamiere di ferro zincato e da allora persino i ragni morirono di fame, non entrò più niente più grande di un batterio! Nell’ottobre dello stesso ’96 ricominciò, tra i moccoli, la ricostruzione e questa volta usai il nuovo binario “C” della Märklin, appena uscito come novità. A proposito le misure lievitarono a 550 x 240 cm , con una botola centrale, dove era collocata la centrale di comando, a cui si accedeva carponi.

Tutto bene? Neanche per sogno, le consegne di deviatoi, lanterne per scambi ed altri accessori andarono così a rilento (scoprii dopo molti mesi che il mio negoziante di fiducia… non ne aveva affatto, fiducia appunto, del binario C!) che Vibaden non vide circolare (in fondo era un ovale a doppio binario) un treno sino al maggio del ’98. Nel frattempo però i nuovi binari erano senz’altro più sicuri come conduzione della corrente e facilità di montaggio; esteticamente l’altezza della rotaia era apprezzabilmente contenuta rispetto al vecchio “K” e inghiaiati come erano mi suggerirono di sopraelevarli di un paio di centimetri ed utilizzare l’abbondante sotto-binario per far passare fili e nascondere le scatole elettromagnetiche (generose) dei semafori ad ala Märklin. Le ultime migliorie (2003) in alcune zone del secondo impianto (Vibaden 2) riguardarono l’adozione di  semafori ad ala (ovvia la scelta di altri modelli, in scala) perché presenti ancora oggi in molte zone della Germania, anche transitate dai moderni ICE. Vibaden spaziava e spazia infatti per ambientazioni temporali tra il 1948/49 ed i giorni nostri e geograficamente parlando si trova idealmente nel cuore della Germania. Dopo tante vicissitudini, in pratica dovetti abbandonare la seconda casa d’abitazione, mi trasferii nella attuale sede nel settembre del 2005. Qui le cose sono finora andate nel migliore dei modi: lo spazio è lievitato sino a circa 7 metri per 3, la stanza hobby (circa 7x4.5 m) è stata già costruita anti-tutto ed è perfettamente asciutta (forse un po’ calda in piena estate), per evitare intrusioni topesche anche le zanzariere sono d’acciaio. I binari sono lievitati da 45 m sino a quasi 150 (!) e ho costruito anche una Schattenbahnhof  (una stazione nascosta nel piano inferiore) che sopporta il grande parco di treni completi, come i VT gli ET, gli ICE e composizioni bloccate varie ed è, nonostante quasi 60 metri di binari e 10 binari passanti, sempre pieno.

 Vibaden impianto “camaleonte”

 Nel corso di tanti anni di passione si finisce per raccogliere tanto materiale, solo che gli anni passano e mentre, che so, una vaporiera si è acquistata quando il prototipo era ancora in servizio (metà anni Sessanta), oggi il modellino è si e no pronto per la riproduzione in scala di un museo ferroviario (la Germania ne è piena). Locomotori Diesel ed elettrici passano di moda e vengono via via sostituiti da mezzi moderni, chi ha cominciato oltre 50 anni fa ha insomma un po’ di tutto.

Che si fa? Ho optato per un impianto camaleonte, che possa, almeno in parte. essere plausibile negli anni Cinquanta come ai giorni d’oggi, le regole base sono:

1)   usare come paesaggio cittadino un centro storico che in ogni Nazione Europea è preservato nel tempo, niente grattacieli nel ’49!

2)   Personaggi il più possibile mobili e sostituibili, cambiano mode ed uniformi ed una giovane in minigonna negli anni Cinquanta sarebbe stata arrestata o, peggio, relegata in un “Laster-höhle”!

3)   Dove possibile gli edifici industriali (quelli sì che cambiano!) dovrebbero essere amovibili.

4)   Intuitivo il continuo ricambio di veicoli ed è consigliabile una enciclopedia tematica, (chi si ricorda quando è esattamente uscita quella Mercedes o BMW?) per non commettere anacronismi. Sappiamo tutto sui mezzi ferroviari e pensate per quanti anni le E 94 sono rimaste in servizio, prima per la DRG poi per le DB e c’è ne è una che è arrivata (omologata con il vecchio logo) alla DB AG.; mentre nel frattempo una Fiat 500 è divenuta l’auto utilitaria a più grande  diffusione, ha cambiato due o tre volte la forma di sportelli ecc. ed è uscita di produzione!

 

Vibaden (la realizzazione e l’esercizio)

 

Come detto la prima realizzazione (Vibaden 1) fu progettata ed assemblata tra il 1987 ed il 1993 interamente con binario “K” Märklin, molta infamia e poca lode… lode invece al nuovo “C” che ha raggiunto la piena maturità anche grazie ai moderni scambi ad ampio respiro, che non potei utilizzare (perché tra l’altro non ancora in produzione!) neanche per Vibaden 2, purtroppo per il grande spazio che avrebbero sottratto all’esercizio, da tenere in conto durante la realizzazione. Insomma Vibaden 2 nacque in un periodo di transizione. Inutile recriminare, tanto più che attesi inutilmente e pazientemente tra il  ’96 ed il ’98 l’arrivo di nuovi binari (negli ambienti ben informati la cosa era sicura e imminente…) con curve ampie in “C”, ma tardavano e nessuno sapeva ipotizzare una data di consegna, alla fine utilizzai il vecchio “K” per il doppio ovale esterno, con curve da 120 cm di diametro ed il “C” per la zona stazione; anche nella zona dietro il fondale, che nascondeva metà dei rettifili, ma che non costituì mai una Schattenbahnhof , in quanto passante,  fu utilizzato il “K” e la vecchia (ma robusta e sicura!) linea aerea Märklin, mentre nella zona visibile la catenaria era Sommerfeldt. Per un evidente risparmio,  autocostruii gran parte delle campate che sorreggevano la linea aerea in stazione, con risultato meccanico ed estetico apprezzabile (per i miei gusti di allora) e nel 2003 entrai in possesso di una linea Sommerfeldt di seconda mano: con parte di essa  migliorai la zona più visibile e ovviamente più accessibile di Vibaden, impossibile operare sulla vecchia zona della stazione, anche inutile, a meno di non smontare (suicidio!) per molti mesi il plastico.

Dunque entrando nella stanza del vecchio impianto di Vibaden 2, m 6,10 (di cui 5,40 per il plastico) x m 2,40 ci si ritrovava letteralmente stretti come sardine, ed io non sono proprio piccolo! Unico vantaggio è che, per accedere alla centrale operativa, essendo costretto a farlo strisciando, ero anche costretto a non ingrassare troppo…!

 La storia di Vibaden 2 non fu particolarmente vivace sino alla fine del   2001. Poi lessi un lavoro di Angelo Parodi, apparso sul n° 226 di iT a tentarmi (galeotto fu l’articolo…) e, dopo aver sperimentato le meraviglie con rotabili già digitali,  iniziai a modificare (sempre seguendo i consigli del buon Parodi) l’intero parco macchine, tramite i canali ufficiali. Digitalizzare vecchi rotabili, seppur non antidiluviani, comporta sempre un minimo rischio, io sono in grado di farlo quasi perfettamente… ma la garanzia? Ovviamente tutti i rotabili nuovi sono stati poi da allora acquistati già digitali e, a parte il risparmio, perché digitalizzare in seconda battuta è più costoso, il divertimento, ma vero, con l’esercizio di una ferrovia in miniatura cominciò grazie al miracolo dell’elettronica applicata. Se qualcuno mi parla di locomotive analogiche mi sento ormai mancare! Troppo poco elastiche ed io, che filmo con la telecamera ogni rotabile, me ne accorgo benissimo: i digitali mantengono in qualsiasi condizione una marcia regolare e realistica, sembra di veder sfilare treni veri, così sembrano realmente giganteschi nei filmati. Gli analogici procedono a scatti, rallentano vistosamente per la minima livelletta, con un carico al traino si arrestano di scatto, mentre con il Digital Märklin è possibile regolare una frenata lunghissima (persino rischiosa agli inizi se non si fa l’abitudine) e dolcissima… è tutta un’altra cosa! Con la videocamera ho riprodotto in un documentario assolutamente amatoriale, gradito da amici appassionati, la parata di Norimberga del 1985, quella del 150° anniversario, spostata con licenza poetica a Vibaden. Traendo spunto dai vari video professionali girati in quel fatidico (per i Tedeschi) 1985, ho cercato di imitare sul plastico la manifestazione, con tanto di banda musicale, palloncini e folla plaudente (persino cartelloni e bandiere)ad un certo punto v’erano presenti, oltre al VT 11.5 Tee in 7 elementi Märklin, anche 60 locomotive contemporaneamente e solo due analogiche in corrente continua alimentate tramite pantografo. Nei miei primi due impianti, nati come tradizionali (o si dovrebbe dire col vecchio sistema analogico?), per far transitare un paio di loco insieme (indipendenti nel senso di marcia e regolazione) erano necessari, anni fa, una miriade di sezionamenti e che la linea aerea fosse ben funzionante. Le loco in c.c. hanno masse in comune con il digital Märklin, in passato con l’alternata analogica sempre Märklin, ma non subiscono nessuna influenza negativa (o viceversa le digitali) perché le masse in comune sono elettricamente ininfluenti, anzi i rotabili Roco, Fleschmann dotati di pantografo hanno tutti subito un semplicissima modifica: una volta predisposti per la linea aerea, tramite  un deviatore, come è noto una serie laterale di ruote vengono di norma disabilitate sul circuito stampato; se vengono con un filo elettrico saldate a quelle ancora collegate, il risultato è che le E-lok prendono corrente dal pantografo e la scaricano da tutte le ruote a terra… sono delle Märklin in continua!

“Vibaden 3” è stato dotato della nuova linea aerea  Märklin! La vecchia linea aerea, di filo di rame Sommerfeldt, era soggetta a sbalzi termici che, qua  e là, mi costringevano ad intervenire. Erano le leggi della fisica reale che non tenevano certo conto dei… finti contrappesi realisticamente posizionati. Il filo d’acciaio Märklin ha un grande vantaggio: risente pochissimo degli sbalzi termici e, “tirato” in inverno (2005/2006) è giunto indenne in autunno, superando brillantemente l’estate 2006!

Avrei potuto a Vibaden 2, o ancor più a Vibaden 3, digitalizzare anche la linea aerea, ma pur essendo già la seconda versione, un impianto non piccolo e la terza un impianto medio grande, non riesco ad utilizzare più di 45/50 loco, grazie anche a vari binari di ricovero (per non parlare della grande Schattenbahnhof) e alla piattaforma girevole da 12 garage chiusi e 4 binari aggiuntivi all’aperto. E poi avevo, ed ho è vero, 3 regolatori indipendenti digitali e 2 trasformatori per la linea aerea in a.c. e c.c., ma non potevo, prima a causa dello spazio esiguo, che essere solo alla consolle di comando, ed avendo anche due sole mani ed un paio di occhi… nella versione 3 di Vibaden le consolle sono addirittura 2, attendo comunque fiducioso che un alieno pluridotato…mi venga in soccorso!

Parlando poi di struttura di comando debbo precisare che, nonostante sia aperto alle nuove tecnologie, preferisco rimanere con i piedi per terra e vi posso assicurare che mi sento di gran lunga più tranquillo nel controllare con degli appositi occhiali/binoculari che ogni scatola elettromagnetica abbia risposto, di volta in volta al comando tradizionale: questo perché le nuove loco digitali spesso emettono numerosi suoni (tra rumori d’esercizio e d’ambiente si diventa a volte sordi!) che impediscono durante le manovre di avvertire i tipici falsi scatti dei deviatoi, manifestabili a causa di lunga inattività, polvere od olio e persino per la perdita sul binario di piccoli aggiuntivi. Un tubo dei freni metallico una volta mi causò un cortocircuito da rompicapo che riuscii ad individuare solo ispezionando centimetro per centimetro l’intera linea! Attenti anche a qualunque micro oggetto metallico, viti e tutte le mille cose che finiscono sui banchi di chi traffica con i modelli,  che attirato dai magneti dei motori, si possa poi staccare per il nostro divertimento (si fa per dire), rovesciate dunque delicatamente una loco, guardatela anche da sotto (non arrossirà) e controllate quando viene messa o tolta dal servizio sul plastico che gli aggiuntivi ci siano tutti!

 

Vibaden e i Rotabili in funzione delle Epoche

 

Quasi tutte le principali serie di locomotive a vapore, Diesel ed elettriche tedesche del secondo dopoguerra sono presenti a Vibaden secondo le Epoche classiche modellisticamente accettate, ma con alcune varianti che elenco:

Epoca III-a – dal 1946 al 1955 con presenza massiccia di loco a vapore e contorno di case disastrate dai bombardamenti.

 

Epoca III-b – dal 1955 al 1960 con loco man mano dotate del famoso pittogramma delle DB, “Biscotto”; sino alla scomparsa delle BR 18 (anche se, a leggere riviste tedesche, almeno una rimase in servizio sino al ’66), le mie preferite; paesaggio con  impalcature e restauri di edifici.

 

Epoca III-c – dal 1960 al 1968 con presenza sempre maggiore di loco Diesel V 200, V 160, V 100 e nuove Elettriche E 03, E 10 ecc. e la scomparsa  totale dei segni terribili della Guerra.

 

Epoca IV – dal 1968 al 1988, praticamente rispecchia quella indicata dalle Case produttrici di treni-modello;  compare (dopo il 1986) la nuova coloritura rossa con il “bavaglino”.

 

Epoca V-a – dal 1988 al 1993: scomparsa di tutte le locomotive d’anteguerra elettriche (BR 194, 118, 144 ecc.); riunificazione tedesca (anche ferroviaria)  sino alla fine della Deutsche Bundesbahn come soggetto operante.

 

Epoca V-b – dal 1994 al … la ferrovia attuale con moderni super treni veloci e i tanti sistemi per trasportare convenientemente passeggeri e merci con Compagnie private… almeno si spera! Non manca però una cospicua presenza di loco a vapore nel… Museo di Vibaden.    

 

E siccome ognuno può fare quello che vuole, sul proprio mondo in miniatura, non mancano delle simpatiche eccezioni tutte destinate al “Museo”: non manca il convoglio reale di Ludwig II con la splendida “Tristan”; una Gt 2x4/4 color ocra bavarese in livrea anni ’10; il Ce 6/8 III SBB CFF ovvero il coccodrillo svizzero e una 03.10 (carenata rossa) a vapore, usata in Epoca V-b per trainare un gruppo di carrozze Rivarossi delle CWL, una composizione nostalgica che ha circolato dalla seconda metà degli anni ’90 in Germania… quei treni per ricchi turisti trainati in Italia dalle “tigri” E 633; pezzi importanti sono la deliziosa “Adler” col suo convoglio e la pesantissima 05 carenata e…

Vengono anche fatti circolare convogli speciali (Sonderfarth), dalle composizioni più diverse e persino il “pendolino” FS ETR 401, trainato da una coppia di 216 e poi abbinato ad una carrozza misure (dotata di pantografi sollevabili digitalmente!) e trainato da una elettrica 120 DB come avvenne nel 1987 e nel 1988, anche se, purista e contrario agli anacronismi ingiustificabili come sono, avrei preferito per il secondo viaggio abbinare alla composizione un furgone motogeneratore FS, introvabile modellisticamente. L’elettromotrice Gläsernezug 491 001 non viene giammai presentata sul plastico nelle due colorazioni ante e post 1986, roba da fantascienza… così non ho mai gradito loco di fantasia o quasi costruite (tipo Mallet 53 DRG o BR 10 rossa), insomma pur con qualche deroga la realtà viene rispettata il più possibile. Il coccodrillo svizzero Ce 6/8 III 13302 per esempio viene presentato perché realmente trainato dalla 194 155 come avvenne nel 1984, mentre il  Ce 6/8 III 14310 è destinato al (plausibile) museo ferroviario. Vengono, man mano che passano le epoche, ogni anno (reale) allontanati rotabili fuori tempo: prima vecchie vaporiere (BR 59, 75) ed elettriche tipo E 70 o 71, poi, che so, vecchie Diesel come le V 188/288, con l’epoca IV vengono prima utilizzate loco a vapore, Diesel ed elettriche con la nuova numerazione computerizzata, ed al termine della suddetta IV abbandonano tutte le Dampflok, con l’epoca V lasciano l’impianto le potenti e rumorose (Digital) V 200/220 o 221 ed elettriche come le 118 ecc.. Si arriva al presente ferroviario ed all’ICE 3 e tempo dopo si ricomincia con l’epoca III-a, dopo aver naturalmente eliminato ogni modernità (persino i cassonetti per rifiuti ed antenne sui tetti non vengono trascurati!).  Come avviene in Germania (beati loro!) sto organizzando per l’Epoca V un Plandampf, cioè giornate in cui vengono utilizzate al traino di treni ordinari delle loco a vapore!

 Vibaden (la manutenzione )

 Trattandosi di un impianto Märklin, la pulizia del binario è molto limitata: ogni due mesi circa un convoglio speciale con carri di diverse marche (un Roco, un Liliput ed una coppia Märklin) vengono trainati in ogni angolo a scovare polvere ed unto. La migliore manutenzione è un esercizio regolare per evitare che la polvere si depositi sul conduttore centrale. I “ragni” di varie e fastidiose specie, entrati nell’estate 2005, quando non c’erano ancora gli infissi montati, tessono tele su tele persino tra i fili della linea aerea… pulire e disinfestare. Sono certo che andranno scemando, visto l’imponente sbarramento di zanzariere varie.

 Vibaden (Curiosità)

  Nella sala del plastico a volte decine di vaporiere emettono fumo e persino un mucchio di finte ceneri è dotato di dispositivo fumo.

 Il “fumo di Vibaden” è realizzato con un componente particolare che lo rende bianchissimo, del tutto privo di residui e dal costo irrisorio. Recentemente un appassionato Märklin, famoso per essere stato titolare di una casa artigianale fermodellistica, mi ha detto: “Come fai a far fumare così vistosamente tutte quelle locomotive? Ti costerà una fortuna!”, gli ho promesso mezzo litro di fumo... il fumo di Vibaden costa pochissimo e soprattutto non lascia alcun residuo nocivo: sono quasi 8 anni che non brucio un dispositivo fumo e non devo più pulirne i delicati cannelli… fate un po’ Voi!!

GPC

Photo: Marco Palazzo

Vibaden24.jpg (116452 byte)  Vibaden25.jpg (171807 byte)  Vibaden26.jpg (157761 byte)   Vibaden29.jpg (103490 byte)

Vibaden27.jpg (137104 byte)  Vibaden28.jpg (141056 byte)  Vibaden03.jpg (250337 byte)   Vibaden05.jpg (216105 byte)

Vibaden01.jpg (234309 byte)  Vibaden02.jpg (250596 byte)  Vibaden06.jpg (196145 byte)   Vibaden04.jpg (240660 byte)

    Vibaden07.jpg (139686 byte)  Vibaden08.jpg (187121 byte)  Vibaden09.jpg (192709 byte)   Vibaden12.jpg (175681 byte)

    Vibaden13.jpg (183869 byte)  Vibaden14.jpg (156296 byte)  Vibaden15.jpg (133897 byte)   Vibaden11.jpg (183220 byte)

Vibaden16.jpg (177637 byte)  Vibaden17.jpg (130102 byte)  Vibaden18.jpg (87760 byte)    Vibaden10.jpg (115255 byte)

 Vibaden19.jpg (148333 byte)  Vibaden20.jpg (91610 byte)  Vibaden21.jpg (162329 byte)   Vibaden23.jpg (158056 byte)

Vibaden22.jpg (124941 byte)