Gian Piero è mancato il 3 Febbraio 2015.
Testo
di Gian Piero Cannata
Tutto
bene? Neanche per sogno, le consegne di deviatoi, lanterne per scambi ed altri
accessori andarono così a rilento (scoprii dopo molti mesi che il mio
negoziante di fiducia… non ne aveva affatto, fiducia appunto, del binario C!)
che Vibaden non vide circolare (in fondo era un ovale a doppio binario) un treno
sino al maggio del ’98. Nel frattempo però i nuovi binari erano senz’altro
più sicuri come conduzione della corrente e facilità di montaggio;
esteticamente l’altezza della rotaia era apprezzabilmente contenuta rispetto
al vecchio “K” e inghiaiati come erano mi suggerirono di sopraelevarli di un
paio di centimetri ed utilizzare l’abbondante sotto-binario per far passare
fili e nascondere le scatole elettromagnetiche (generose) dei semafori ad ala Märklin.
Le ultime migliorie (2003) in alcune zone del secondo impianto (Vibaden 2)
riguardarono l’adozione di semafori
ad ala (ovvia la scelta di altri modelli, in scala) perché presenti ancora oggi
in molte zone della Germania, anche transitate dai moderni ICE. Vibaden spaziava
e spazia infatti per ambientazioni temporali tra il 1948/49 ed i giorni nostri e
geograficamente parlando si trova idealmente nel cuore della Germania. Dopo
tante vicissitudini, in pratica dovetti abbandonare la seconda casa
d’abitazione, mi trasferii nella attuale sede nel settembre del 2005. Qui le
cose sono finora andate nel migliore dei modi: lo spazio è lievitato sino a
circa
Che si
fa? Ho optato per un impianto camaleonte, che possa, almeno in parte. essere
plausibile negli anni Cinquanta come ai giorni d’oggi, le regole base sono:
1)
usare come paesaggio
cittadino un centro storico che in ogni Nazione Europea è preservato nel tempo,
niente grattacieli nel ’49!
2)
Personaggi il più
possibile mobili e sostituibili, cambiano mode ed uniformi ed una giovane in
minigonna negli anni Cinquanta sarebbe stata arrestata o, peggio, relegata in un
“Laster-höhle”!
3)
Dove possibile gli
edifici industriali (quelli sì che cambiano!) dovrebbero essere amovibili.
4)
Intuitivo il continuo
ricambio di veicoli ed è consigliabile una enciclopedia tematica, (chi si
ricorda quando è esattamente uscita quella Mercedes o BMW?) per non commettere
anacronismi. Sappiamo tutto sui mezzi ferroviari e pensate per quanti anni le E
94 sono rimaste in servizio, prima per la DRG poi per le DB e c’è ne è una
che è arrivata (omologata con il vecchio logo) alla DB AG.; mentre nel
frattempo una Fiat 500 è divenuta l’auto utilitaria a più grande
diffusione, ha cambiato due o tre volte la forma di sportelli ecc. ed è
uscita di produzione!
Come detto la prima realizzazione (Vibaden
1) fu progettata ed assemblata tra il 1987 ed il 1993 interamente con binario
“K” Märklin, molta infamia e poca lode… lode invece al nuovo “C” che
ha raggiunto la piena maturità anche grazie ai moderni scambi ad ampio respiro,
che non potei utilizzare (perché tra l’altro non ancora in produzione!)
neanche per Vibaden 2, purtroppo per il grande spazio che avrebbero sottratto
all’esercizio, da tenere in conto durante
Dunque entrando nella stanza del
vecchio impianto di Vibaden
La
storia di Vibaden 2 non fu particolarmente vivace sino alla fine del
2001. Poi lessi un lavoro di Angelo Parodi, apparso sul n° 226 di iT a
tentarmi (galeotto fu l’articolo…) e, dopo aver sperimentato le meraviglie
con rotabili già digitali,
iniziai a modificare (sempre seguendo i consigli del buon Parodi)
l’intero parco macchine, tramite i canali ufficiali. Digitalizzare vecchi
rotabili, seppur non antidiluviani, comporta sempre un minimo rischio, io sono
in grado di farlo quasi perfettamente… ma la garanzia? Ovviamente tutti i
rotabili nuovi sono stati poi da allora acquistati già digitali e, a parte il
risparmio, perché digitalizzare in seconda battuta è più costoso, il
divertimento, ma vero, con l’esercizio di una ferrovia in miniatura cominciò
grazie al miracolo dell’elettronica applicata. Se qualcuno mi parla di
locomotive analogiche mi sento ormai mancare! Troppo poco elastiche ed io, che
filmo con la telecamera ogni rotabile, me ne accorgo benissimo: i digitali
mantengono in qualsiasi condizione una marcia regolare e realistica, sembra di
veder sfilare treni veri, così sembrano realmente giganteschi nei filmati. Gli
analogici procedono a scatti, rallentano vistosamente per la minima livelletta,
con un carico al traino si arrestano di scatto, mentre con il Digital Märklin
è possibile regolare una frenata lunghissima (persino rischiosa agli inizi se
non si fa l’abitudine) e dolcissima… è tutta un’altra cosa! Con la
videocamera ho riprodotto in un documentario assolutamente amatoriale, gradito
da amici appassionati, la parata di Norimberga del 1985, quella del 150°
anniversario, spostata con licenza poetica a Vibaden. Traendo spunto dai vari
video professionali girati in quel fatidico (per i Tedeschi) 1985, ho cercato di
imitare sul plastico la manifestazione, con tanto di banda musicale, palloncini
e folla plaudente (persino cartelloni e bandiere)ad un certo punto v’erano
presenti, oltre al VT 11.5 Tee in 7 elementi Märklin, anche 60 locomotive
contemporaneamente e solo due analogiche in corrente continua alimentate tramite
pantografo. Nei miei primi due impianti, nati come tradizionali (o si dovrebbe
dire col vecchio sistema analogico?), per far transitare un paio di loco insieme
(indipendenti nel senso di marcia e regolazione) erano necessari, anni fa, una
miriade di sezionamenti e che la linea aerea fosse ben funzionante. Le loco in
c.c. hanno masse in comune con il digital Märklin, in passato con l’alternata
analogica sempre Märklin, ma non subiscono nessuna influenza negativa (o
viceversa le digitali) perché le masse in comune sono elettricamente
ininfluenti, anzi i rotabili Roco, Fleschmann dotati di pantografo hanno tutti
subito un semplicissima modifica: una volta predisposti per la linea aerea,
tramite un
deviatore, come è noto una serie laterale di ruote vengono di norma
disabilitate sul circuito stampato; se vengono con un filo elettrico saldate a
quelle ancora collegate, il risultato è che le E-lok prendono corrente dal
pantografo e la scaricano da tutte le ruote a terra… sono delle Märklin in
continua!
“Vibaden
Avrei potuto a Vibaden 2, o ancor più
a Vibaden 3, digitalizzare anche la linea aerea, ma pur essendo già la seconda
versione, un impianto non piccolo e la terza un impianto medio grande, non
riesco ad utilizzare più di 45/50 loco, grazie anche a vari binari di ricovero
(per non parlare della grande Schattenbahnhof) e alla piattaforma girevole da 12
garage chiusi e 4 binari aggiuntivi all’aperto. E poi avevo, ed ho è vero, 3
regolatori indipendenti digitali e 2 trasformatori per la linea aerea in a.c. e
c.c., ma non potevo, prima a causa dello spazio esiguo, che essere solo alla
consolle di comando, ed avendo anche due sole mani ed un paio di occhi… nella
versione 3 di Vibaden le consolle sono addirittura 2, attendo comunque fiducioso
che un alieno pluridotato…mi venga in soccorso!
Parlando poi di struttura di comando
debbo precisare che, nonostante sia aperto alle nuove tecnologie, preferisco
rimanere con i piedi per terra e vi posso assicurare che mi sento di gran lunga
più tranquillo nel controllare con degli appositi occhiali/binoculari che ogni
scatola elettromagnetica abbia risposto, di volta in volta al comando
tradizionale: questo perché le nuove loco digitali spesso emettono numerosi
suoni (tra rumori d’esercizio e d’ambiente si diventa a volte sordi!) che
impediscono durante le manovre di avvertire i tipici falsi scatti dei deviatoi,
manifestabili a causa di lunga inattività, polvere od olio e persino per la
perdita sul binario di piccoli aggiuntivi. Un tubo dei freni metallico una volta
mi causò un cortocircuito da rompicapo che riuscii ad individuare solo
ispezionando centimetro per centimetro l’intera linea! Attenti anche a
qualunque micro oggetto metallico, viti e tutte le mille cose che finiscono sui
banchi di chi traffica con i modelli,
che attirato dai magneti dei motori, si possa poi staccare per il nostro
divertimento (si fa per dire), rovesciate dunque delicatamente una loco,
guardatela anche da sotto (non arrossirà) e controllate quando viene messa o
tolta dal servizio sul plastico che gli aggiuntivi ci siano tutti!
Vibaden
e i Rotabili in funzione delle Epoche
Quasi tutte le principali serie di
locomotive a vapore, Diesel ed elettriche tedesche del secondo dopoguerra sono
presenti a Vibaden secondo le Epoche classiche modellisticamente accettate, ma
con alcune varianti che elenco:
Epoca III-a – dal 1946 al 1955 con
presenza massiccia di loco a vapore e contorno di case disastrate dai
bombardamenti.
Epoca III-b – dal 1955 al 1960 con
loco man mano dotate del famoso pittogramma delle DB, “Biscotto”; sino alla
scomparsa delle BR 18 (anche se, a leggere riviste tedesche, almeno una rimase
in servizio sino al ’66), le mie preferite; paesaggio con
impalcature e restauri di edifici.
Epoca III-c – dal 1960 al 1968 con
presenza sempre maggiore di loco Diesel V 200, V 160, V 100 e nuove Elettriche E
03, E 10 ecc. e la scomparsa totale
dei segni terribili della Guerra.
Epoca IV – dal 1968 al 1988,
praticamente rispecchia quella indicata dalle Case produttrici di treni-modello;
compare (dopo il 1986) la nuova coloritura rossa con il “bavaglino”.
Epoca V-a – dal 1988 al 1993:
scomparsa di tutte le locomotive d’anteguerra elettriche (BR 194, 118, 144
ecc.); riunificazione tedesca (anche ferroviaria)
sino alla fine della Deutsche Bundesbahn come soggetto operante.
Epoca V-b – dal 1994 al … la
ferrovia attuale con moderni super treni veloci e i tanti sistemi per
trasportare convenientemente passeggeri e merci con Compagnie private… almeno
si spera! Non manca però una cospicua presenza di loco a vapore nel… Museo di
Vibaden.
E siccome
ognuno può fare quello che vuole, sul proprio mondo in miniatura, non mancano
delle simpatiche eccezioni tutte destinate al “Museo”: non manca il
convoglio reale di Ludwig II con la splendida “Tristan”; una Gt 2x4/4 color
ocra bavarese in livrea anni ’10; il Ce 6/8 III SBB CFF ovvero il coccodrillo
svizzero e una 03.10 (carenata rossa) a vapore, usata in Epoca V-b per trainare
un gruppo di carrozze Rivarossi delle CWL, una composizione nostalgica che ha
circolato dalla seconda metà degli anni ’90 in Germania… quei treni per
ricchi turisti trainati in Italia dalle “tigri” E 633; pezzi importanti sono
la deliziosa “Adler” col suo convoglio e la pesantissima 05 carenata e…
Vengono
anche fatti circolare convogli speciali (Sonderfarth), dalle composizioni più
diverse e persino il “pendolino” FS ETR 401, trainato da una coppia di 216 e
poi abbinato ad una carrozza misure (dotata di pantografi sollevabili
digitalmente!) e trainato da una elettrica 120 DB come avvenne nel 1987 e nel
1988, anche se, purista e contrario agli anacronismi ingiustificabili come sono,
avrei preferito per il secondo viaggio abbinare alla composizione un furgone
motogeneratore FS, introvabile modellisticamente. L’elettromotrice Gläsernezug
491 001 non viene giammai presentata sul plastico nelle due colorazioni ante e
post 1986, roba da fantascienza… così non ho mai gradito loco di fantasia o
quasi costruite (tipo Mallet 53 DRG o BR 10 rossa), insomma pur con qualche
deroga la realtà viene rispettata il più possibile. Il coccodrillo svizzero Ce
6/8 III 13302 per esempio viene presentato perché realmente trainato dalla 194
155 come avvenne nel 1984, mentre il
Ce 6/8 III 14310 è destinato al (plausibile) museo ferroviario. Vengono,
man mano che passano le epoche, ogni anno (reale) allontanati rotabili fuori
tempo: prima vecchie vaporiere (BR 59, 75) ed elettriche tipo E 70 o 71, poi,
che so, vecchie Diesel come le V 188/288, con l’epoca IV vengono prima
utilizzate loco a vapore, Diesel ed elettriche con la nuova numerazione
computerizzata, ed al termine della suddetta IV abbandonano tutte le Dampflok,
con l’epoca V lasciano l’impianto le potenti e rumorose (Digital) V 200/220
o 221 ed elettriche come le 118 ecc.. Si arriva al presente ferroviario ed
all’ICE 3 e tempo dopo si ricomincia con l’epoca III-a, dopo aver
naturalmente eliminato ogni modernità (persino i cassonetti per rifiuti ed
antenne sui tetti non vengono trascurati!).
Come avviene in Germania (beati loro!) sto organizzando per l’Epoca V
un Plandampf, cioè giornate in cui vengono utilizzate al traino di treni
ordinari delle loco a vapore!
Il
“fumo di Vibaden” è realizzato con un componente particolare che lo rende
bianchissimo, del tutto privo di residui e dal costo irrisorio. Recentemente un
appassionato Märklin, famoso per essere stato titolare di una casa artigianale
fermodellistica, mi ha detto: “Come fai a far fumare così vistosamente tutte
quelle locomotive? Ti costerà una fortuna!”, gli ho promesso mezzo litro di
fumo... il fumo di Vibaden costa pochissimo e soprattutto non lascia alcun
residuo nocivo: sono quasi 8 anni che non brucio un dispositivo fumo e non devo
più pulirne i delicati cannelli… fate un po’ Voi!!
Photo: Marco Palazzo