Plastico Boccalari

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Dedichiamo questa pagina a uno dei pionieri del fermodellismo italiano e autore di uno dei più vecchi plastici in H0 mai costruiti al mondo.

L'ing. Boccalari di Bergamo costruì il plastico negli anni cinquanta nella cantina della sua casa di Villa D'Almè.

Grazie alla donazione dell'amico Vincenzo Gambini dei primi numeri della rivista ITALMODEL FERROVIE , collezionati negli anni cinquanta da suo padre Giovanni, siamo lieti di pubblicare due articoli scritti da Mario Boccalari.

Il primo è interamente dedicato al suo plastico, non manca una planimetria del progetto iniziale.

Il secondo è dedicato al progetto e alla costruzione dei plastici.

Tenete conto che alla fine degli anni quaranta il fermodellismo era cosa da inventare...

 

  

 un grazie anche a Piero Chionna per avere condiviso il "regalo" con noi

 

Ancora sul plastico di Villa D'almè abbiamo pubblicato da tempo questo video:

Dall'archivio dell'istituto "LUCE" uno spezzone di "cinegiornale", quando ancora la TV non esisteva.

 

 

La testimonianza diretta di Gianni Carrara

Gentili amici,
Vi trasmetto le prime due foto del plastico di Villa d'Almè. Anzitutto il termine foto non è corretto perchè si trattava di vere e proprie cartoline, sia per il formato che per il fatto di essere stampate sul retro nel modo corretto per essere inviate per posta.
Queste foto mostrano la massima espansione raggiunta dal plastico e sono successive all'articolo su Italmodel, in cui peraltro questa espansione era preannunciata. Nel valutare il plastico si ricordi sempre che risale a più di 50 anni fa e che tutto ciò che vedete,compreso l'armamento, era fatto a mano. Si dice che l'Ing. Boccalari si sia giovato per la costruzione del plastico di personale dello stabilimento da lui diretto.
L'armamento era a terza rotaia, similare ai binari Märklin serie 3600, tuttavia vie erano alcune linee prive di terza rotaia e dotate solo di linea aerea, escludendo quindi la trazione a vapore. Il titolo della foto N° 1 è "Panorama generale della zona centrale" mentre quello della foto N° 2 è "La stazione di Brighi".
Il plastico era diviso in due parti, fisicamente separate da un muro; quella nelle foto è la parte "estiva" e costituiva la maggior parte del plastico, in un locale attiguo, a destra rispetto alla foto, vi era la parte "invernale". La stazione di testa di Brighi occupava buona parte di questa zona del plastico, in primo piano si nota il deposito locomotive, completo di piattaforma girevole, mentre a sinistra della stazione vi era lo scalo merci con binario di lancio dei carri.

foto1                                                    foto2

                   


Già in queste foto si vede del materiale rotabile d'epoca che farebbe gola molti collezionisti, senza curarsi della sua nazionalità o tantomeno epoca, come si usava allora. Si tratta perlopiù di materiale Märklin, con qualche digressione in altre marche come la 424 di probabile produzione Rivarossi a corrente alternata.
Gianni Carrara  giancarrara@yahoo.com

 

aggiornamento - 8 maggio2008

Queste due foto mostrano i fianchi opposti della zona estiva del plastico e sono prese dalla posizione in cui si trovavano normalmente i visitatori. La foto N° 3, intitolata "Panorama generale verso la zona del Santuario" mostra tutta la zona di sinistra dedicata essenzialmente ad una linea di montagna che raggiungeva il Santuario che si vede in alto e al centro della foto. L'altra presenza ferroviaria era il lungo ponte in muratura a doppio binario su cui transita una coppia di "Littorine" di vecchia produzione Rivarossi.
All'estrema sinistra, dietro il grosso edificio a più piani, si intravede la porticina che permetteva l'accesso all'interno del plastico; a sinistra della porticina vi era l'accesso ad un locale attiguo ove l'Ing. Boccalari mostrava su un circuito di prova, in vari scartamenti, i materiali della sua collezione. Ricordo ancora una grossa locomotiva a vapore americana con il rumore dello scappamento ed il fumo, 50 anni fa faceva un certo effetto. Il quadro dei comandi si trovava in posizione sopraelevata alle spalle dei visitatori.
Nella foto N° 4, "Entrata stazione Brighi e zona villette",  si vede l'imponente serie di ponti che portavano verso la zona invernale che si trovava dietro la parete inquadrata. Di particolare effetto paesaggistico era la centrale idroelettrica che si intravede dietro le arcate del ponte curvo e che era servita da due condotte forzate alimentate da una diga; si noti anche la linea elettrica ad alta tensione che portava la corrente "generata" nella centrale. Un mio oggetto di culto è sempre stato il convoglio, che transita sul ponte curvo, ottenuto dall'accoppiamento di due ST800!

foto3                                                    foto4

            
Entrambe queste foto evidenziano un accorgimento costruttivo allora senz'altro inusuale. Se si osservano le dimensioni di alcuni elementi in primo piano, come l'edificio multipiano e le torri dei riflettori, nonchè l'imponenza dei ponti si nota che essi sono decisamente più grandi degli edifici e dei ponti posti verso il fondo del plastico; tutto questo dava un effetto di profondità prospettica che faceva sembrare molto più lontane delle zone che in realtà erano immediatamente dietro la stazione di testa. Guardando il ponte della foto N° 3 si può notare che esso aveva 5 archi nella parte sinistra e solo 4 in quella destra assumendo così un aspetto "sfilato" che contribuiva al trucco prospettico.

aggiornamento - 13 maggio 2008

Gentili amici,
Mi chiedevo se la pubblicazione delle foto non necessitasse di qualche parola  di complemento per meglio completarne il significato storico, pertanto, prima della presentazione delle nuove foto, aggiungo due parole che potrebbero essere poste nell'introduzione alle foto stesse. Il tutto naturalmente secondo il vostro giudizio.
Le dieci fotografie qui presentate (datate 1961) sono la copia di un set di foto aquistabili da parte dei visitatori del plastico. La definizione ufficiale del plastico riportata sul retro era "IL PLASTICO FERROVIARIO DI VILLA D'ALME' (Bergamo) del Dott. Ing. Mario Boccalari". Inoltre erano riportati i seguenti dati:
scartamento: H0 (mm. 16,5)
superfice mq. 42
lunghezza binario: m. 247
scambi elettromagnetici: 96

Ecco ora il commento alle nuove foto



La foto N° 5 "Ferrovia di montagna per il santuario" mostra la maggior parte del percorso visibile della linea che portava dal capolinea posto circa al livello superiore dell'angolo destro del plastico estivo verso il Santuario  al centro in alto della foto. Si trattava di una linea separata del resto del plastico che nell'articolo su Italmodel era definita "tramviaria"; in effetti l'alimentazione era solo tramite linea aerea ed era percorsa da un paio di convogli costituiti da locomotiva e due vagoni passeggeri. Per accrescerne l'aspetto tramviario la captazione della corrente da parte delle locomotive era tramite trolley a stanga singola con rotella di contatto. Può essere che  il convoglio inquadrato era trainato da una RSM 800 modificata con trolley? La linea era dotata di molti ponti e soprattutto gallerie, di cui alcune elicoidali, che rendevano il percorso molto mosso. Il principio di operazione della linea era basato sui due convogli che facevano la spola tra i due capolinea, incrociandosi ad un punto del tracciato. Una particolarità era dovuta alla linea aerea che nel tratto compreso tra il punto d'incrocio dei due convoglii e il capolinea a valle  era sdoppiata secondo il senso di percorrenza. Si noti il bar, con tanto di cameriere, in primo piano.

La foto N° 6 "Veduta parziale stazione di Porto Riri" ha diversi punti di interesse. Anzitutto si vede il capolinea a valle della Tramvia del Santuario. Si noti come la linea aerea arriva sdopppiata per poi separarsi nei due sensi di percorrenza del cappio di ritorno. La locomotiva sembra essere una CE 800 in cui è stato sostituito il pantografo con un trolley ed è stato aggiunto un fanalone sul cofano lungo. Qui si vede lo scalo merci di quella che originariamente era la stazione principale del plastico e che, purtroppo non appare nella sua completezza in nessuna foto. La stazione si trovava in posizione perpendicolare rispetto alla stazione di testa di Brighi. Il nome di "Porto Riri" deriva dal fatto che il ponte a 4 arcate che appare nelle prime foto sul fondo del plastico in effetti attraversa un lago, non visibile nelle foto ma presente sulla planimetria nell'articolo di Italmodel. Nella stessa planimetria appare evidente che la consolle di comando del plastico si trovava originariamente esattamente nella posizione  poi occupata dall'edificio della stazione di Brighi.
Il castello che appare a destra nella foto può sembrare in una ambientazione un po' spoglia, ma vi era un motivo. In effetti tutto il castello si trovava su un piano amovibile fissato ad un'asta verticale disassata rispetto alla base del castello stesso; con un comando a distanza l'asta si alzava e poi ruotava su sè stessa rivelando così un punto di accesso al plastico.

foto5                                                    foto6

              

La foto N° 7 "La stazione di transito di < Le baite>" offre alcuni interessanti spunti modellistici. Anzitutto l'effetto di profondità dovuto ai fondali dipinti direttamente sulle pareti, risulta difficile distinguere dove finisce il modello e dove inizia la pura rappresentazione pittorica. Si notino spunti come la casetta in costruzione con tanto di cartellone pubblicitario dell'impresa costruttrice e finezze come i tralicci dell'alta tensione dotati di cavi di linea nonostante la distanza dall'osservatore. Ogni dettaglio era riprodotto come rappresentazione del reale, non come semplice elemento per dare solo una buona impressione d'assieme al visitatore.
All'estrema sinistra, oltre ad una porzione del capolinea a valle della tramvia del Santuario, si intravede una porzione della strada con linea aerea bifilare, percorsa da uno dei due filobus del plastico; questa linea, ben più visibile nella foto N° 6, compiva l'intero giro attorno alla stazione di Porto Riri. La linea era percorsa da filobus con trolley a doppia stanga che, oltre alla captazione dell'alimentazione, provvedeva a sterzare le ruote anteriori nelle curve.
La foto N° 8 "Paesaggio notturno" rappresenta un momento di spettacolo durante la visita al plastico. Ad un certo punto della visita l'illuminazione dell'ambiente veniva gradualmente attenuata e sopraggiungeva la notte; contemporaneamente si accendevano decine di luci su tutto il plastico e si restava stupefatti per il realismo della rappresentazione. Non solo le luci delle locomotive ma anche le torri degli scali merci, i lampioni lungo le strade, l'interno delle case ed ogni luogo ove era naturale aspettarsi una luce erano illuminati.
 

foto7                                                    foto8

           


Già all'ingresso il plastico riservava una sorpresa: era inverno!  La foto N° 9 "Zona invernale con la stazione di Colle S. Caterina" offre una visione quasi completa della zona invernale; questa zona era senz'altro più piccola di quella estiva , ma non meno significativa. L'inquadratura è presa dal bordo inferiore della zona, immediatamente a sinistra vi era il tunnel che portava ai grandi ponti della zona estiva, limitata dal muro che si vede nell'angolo alto a sinistra della foto. Nell'angola destro si intravede la porta di accesso al plastico; la posizione tipica dei visitatori era quindi immediatamente a destra del binario basso nella foto. Anche qui è evidente  la strada con un filobus che compiva un percorso circolare della zona. La visita al plastico prevedeva quindi prima la parte invernale e poi quella estiva, quasi a creare un approccio graduale alle emozioni. Ricordo che binari e linea aerea erano autocostruiti più di 50 anni fa'.
La foto N° 10 "Un angolo del paesaggio invernale e la seggiovia" mostra la prima attrazione incontrata dai visitatori, la seggiovia funzionante. Oggi può sembrare ingenuo ma allora veramente bloccava i visitatori già all'entrata nel locale.

foto9                                                         foto10

          

Termina qui questa mia breve illustrazione delle foto originali del Plastico di Villa d'Almè. Se qualcuno di voi ha avuto la fortuna di visitare il plastico potrà probabilmente trovare errori o imprecisioni nella mia descrizione; mi scuso in anticipo ed ogni correzione od ulteriore informazione sarà benvenuta, in fondo allora avevo solo 12 anni.
Gianni


 

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