Lettera aperta

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MARKLIN  SI’, MARKLIN  NO

 Lettera aperta agli estimatori di Marklin

 26 agosto 2005

Mi permetto di fare delle considerazioni in questa sede perché mi piace lo spirito che anima questo sito dedicato al modellismo ferroviario, un po’ diverso dagli altri, di stampo Marklin.

Apprezzo le considerazioni che si fanno su questo hobby particolare da parte di persone che, mi sembra, non sono più giovanissime (almeno, non tutte) e che condividono una passione che in certi casi affonda le radici lontano nel tempo facendo sì che l’interesse Marklin coincida con periodi diversi della vita e con la conseguente varietà di modi di viverlo.

Fieri di possedere un marchio famoso,per non dire esclusivo, ci abbiamo giocato dall’adolescenza senza apprezzarne le qualità e gli aspetti che invece consideriamo oggi ma comunque –almeno io- considerandolo un gioco serio.

Di quell’epoca ci portiamo i ricordi dei modelli, dei binari, dei problemi elettrici affrontati con le capacità di allora ( e magari non cambiate di molto oggi…), ci è rimasto impresso l’odore dei motori surriscaldati e dell’olio, il piacere di tenere in mano quella pesante locomotiva o quel particolare vagone, ancora oggi cerchiamo i vecchi cataloghi – ah! Non avessi buttato quel catalogo del 19…- su cui passammo infinite ore a sognare e far progetti, conserviamo ed amiamo i nostri vecchi e preziosi modelli.

Credo che, chi più chi meno, siamo tutti cosi.

Bene, questa passione di antiche radici adesso è maturata con l’età, si è diventati collezionisti, magari abilissimi costruttori; si sta scoprendo che il mondo fermodellistico ci consente a volte di dimenticare per un po’ il peso di lavoro e preoccupazioni varie, si può vivere la passione per i treni mescolando il finto col reale (fare qualche sogno da adulto non guasta) e si scopre come questo “mondo Ferroviario” possa anche essere un modo far cultura con la storia, la tecnica, la scoperta.

Può essere persino poetico e delicato – alcuni commenti dei soci Marklinfan lo dimostrano con la sensibilità di certe annotazioni in occasione di visite alle mostre od osservando il mondo circostante -, insomma totalmente coinvolgente.

Il tutto sempre all’ombra della grande MARKLIN Gmbh.

E mi sembra di vedere che l’ammirazione per la ditta continui ad essere tale per tutti coloro che la utilizzano ed io non faccio eccezione, avendone stimate le qualità secondo criteri che, ovviamente, si sono modificati con il mio invecchiamento.

La comparsa del digitale mi ha visto davvero diventare un sognatore infantile ( e avevo già passato i 40 anni da un po’)di fronte a nuovi orizzonti, panorami che si allargavano a dismisura con il contemporaneo dilagare dell’informatica, di cui peraltro sono modestissimo utilizzatore ancora oggi, l’evoluzione asintotica delle tecniche di costruzione, di affinamento dei particolari, lo “smoothing” continuo delle caratteristiche di marcia anche se qualche timido dubbio si affacciava nel vedere la plastica che avanzava, qualche particolare non applicato ma stampato…

Diavolo, Marklin costruisce secondo standard militari, i suoi pezzi sono un incrocio fra un ferro da stiro e un’incudine!

Sì, è vero, Roco e Fleischmann sono meno grossolani, ma vuoi mettere?I nostri vanno sempre, anche dopo essere caduti in acqua, anche dopo essere stati fermi per anni in soffitta, se ti cadono su un piede non trattieni il fiato per il disastro ma per la frattura al metatarso!

Tutti temevamo che lo “spirito Lima”  (absit iniuria verbis) contaminasse la Mercedes del modellismo ferroviario e le discussioni con gli addetti non finivano mai al riguardo: la “politica dei prezzi”, o, peggio ancora, la”filosofia costruttiva” (povera filosofia, che fine hai fatto!), le “ esigenze di mercato” e così via ci hanno accompagnato fomentando timori e delusioni.

Ma per fortuna la Giustizia e Verità fermodellistica trionfarono comunque ed a Goppingen, tra grandi dichiarazioni di pianificazioni nuove, di gestioni moderne che ai soci Insider venivano presentate con dovizia di cifre (con qualche doverosa ammissione di recessione) sullo sfolgorante Marklin Magazin, si sono viste ancora magnifiche realizzazioni, estetiche e tecnologiche, come la Big Boy o il VT11.

Ma uno dei vanti maggiori della casa non è la grande tradizione?Non è “la novità nella continuità”?

Questo è per me un indubbio fascino ed uno dei motivi di maggior apprezzamento per la Marklin , apprezzamento che, ahimè, in questi ultimi tempi è andato un po’ scemando perché la conduzione commerciale dei suoi prodotti non mi sembra affatto rispettare la tradizione  e lo standard cui eravamo abituati.

Come giustificare l’interruzione “ex abrupto” della linea aerea e degli elementi di gestione digitale?

Hanno creato un grande clima di attesa, grandi aspettative ma sono passati quasi 2 anni e il sottoscritto non trova più keyboard, control 80f ,catenaria ecc.:certo che aspetto la central station, certo che la interfaccerò col PC ma perché togliere di colpo tutto il resto?

E accanto a questo metto il senso di fastidio che mi viene dal vedere il dilagare di tutte quelle iniziative commercial-pubblicitarie fatte di gadgets e sciocchezze di cui non nego la necessità per la casa che deve navigare nelle realtà commerciali odierne ma non giustifico il fatto che si stia occupando in modo preminente, di quelle (chi ha comprato il porcello portafortuna? O il calciatore che tira la palla nel vagone?).

In altri termini, la mia impressione è che anche per Marklin il fumo prevalga sull’arrosto e che vi sia una palese contraddizione fra le sue dichiarazioni di ditta produttrice di articoli di grande valore (e tutti noi ne possediamo diversi) e la commercializzazione per i grandi numeri.

Va bene l’attenzione per i nuovi mercati, va bene la diffusione del fermodellismo in un momento in cui questo sembra destinato a scomparire,

ma esiste pur sempre –ancora – una categoria di individui che del fermodellismo apprezzano qualità e caratteristiche particolari quali quelle che proprio la Marklin si è sempre vantata di possedere e perseguire.

Perché non modificare i ganci conduttori di corrente che sono stati progettati in un reparto di neurodeliri?

Perché non migliorare l’affidabilità dei motori degli scambi che così sovente ci avvicinano all’infarto da arrabbiatura?Secondo me l’Ufficio Progettazione dovrebbe, ad esempio, dedicarsi a questo oltre che alla scatola con carillon per il vagoncino.

Il tutto messo in relazione ai prezzi che la casa pratica, certo non di prodotto da supermercato, particolarmente in Italia dove questo marchio solletica velleità elitarie e costituisce per la casa tedesca una percentuale nettamente minoritaria.

Certo, tutto cambia e anch’io non sono immune dai limiti che l’età impone nei confronti delle capacità di adattamento, per cui il mio modo di vedere le cose può essere considerato anacronistico.Tuttavia mi sento in dovere di esprimere, almeno a chi di questo argomento si interessa, il punto di vista di uno che ha passato la vita lasciando alla Marklin un ruolo importante nel renderla piacevole.

Mi scuso per la lunghezza della “lamentazione” e sono ovviamente curioso di sapere il vostro parere, se vorrete darmelo, aggiungendo che sarebbe bello poter inviare alla casa tedesca un documento di marklinisti italiani che faccia presente il nostro (ovviamente non il mio) parere sull’attuale scelta di gestione dei suoi prodotti: senza alcuna illusione, naturalmente.

Un caro saluto a tutti.

                                    Paolo  Solero

psolero@tiscali.it

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